Ciò che vorrei tanto che la mia professoressa del liceo leggesse
Ecco perché credo che sia arrivato il momento di aprire un blog:
La produzione delle idee e dei pensieri nella mia testa ha delle tempistiche che non sempre riesco a gestire. Mi spiego meglio: durante l’arco di tutta la giornata, nella mia mente si susseguono tempeste di concetti perfettamente architettati ed armonici che se giustamente contestualizzati potrebbero acquisire significati profondi e forse sarebbero per fino in grado di stimolare interessanti riflessioni nella testa del fortunato lettore se solo le mie mani facessero in tempo a trascriverle su carta o tastiera. Insomma mi sento come un uomo adulto con un mal nascosto problema alla prostata, in constante ricerca del bagno per riuscire a liberarsi di un problema che non è grado di gestire in altra maniera. E se i monologhi mentali che partorisco sotto la doccia sono solo una minima parte della mia produzione giornaliera di meditazioni non richieste, son certa che gli spunti più interessanti vadano sempre persi durante il tragitto che intercorre tra me e le note del mio iPhone che riescono a cogliere solo in parte la mia esigenza espressiva. Tutto ciò mi sembra ridicolo nel momento in cui riesco ad osservarlo esternamente con uno sforzo proteso all'oggettivismo ma forse è proprio in questa meta-riflessione che risiede il motivo della mia poco brillante carriera scolastica, specialmente in materie come italiano. Nelle 2 ore in cui il mio unico compito era quello di scrivere un tema degnamente valutabile, io ho sempre avuto tanta ispirazione e altrettante buone idee ma tutte fuori traccia. Mi son ritrovata a guardare il triste arredamento scolastico anni ‘80 e riflettere sul senso della vita proprio mentre avrei dovuto trovare il giusto ordine ai miei pensieri per parlare di Leopardi. Poi magari tornare a casa, consapevole di aver scritto l’ennesimo tema da 7 e non di più, e partorire nella mia testa la miglior analisi del pessimismo leopardiano a tavola con i miei, silenziosi spettatori delle mie turbe adolescenziali, davanti un piatto di pasta colpevole di avermi regalato l’ispirazione giusta ma nel momento sbagliato. Anche questo breve testo è frutto di una pausa studio durata troppo che ha portato la mia mente lontano da tutti quei concetti che avrei dovuto memorizzare in questo afoso pomeriggio di fine estate. Insomma, per farla breve, mi auguro un giorno di trovare una soluzione a questo mio problema auto celebrativo, così da poterlo chiamare magari talento e monetizzare ciò che per ora potrebbe essere solo una buona possibilità di guadagno per una psicologo. Nel frattempo vado avanti ed ogni giorno lavoro per avere, in un futuro spero non troppo lontano, dei muri tutti miei per appendere delle lauree socialmente richieste e nel frattempo compenso le miei insicurezze culturali comprando l’Internazionale (del quale leggo sempre prima l’oroscopo e poi tutto il resto) avendo cura di metterlo sempre ben in mostra qualora qualcuno dal percorso accademico decisamente migliore del mio dovesse venire a trovarmi, come per dire “è vero, il tuo voto di laurea è molto più alto del mio ma io compro e leggo tutte le settimane un giornale costoso ma decisamente di nicchia”.