Insicurezza e Righeira
Benvenuti in una nuova pausa studio che so per certo durerà più di quanto io abbia effettivamente studiato oggi.
Da quando ho aperto il blog ho pensato molto a come portarlo avanti ma soprattutto ho cercato di capire cosa mi avesse realmente spinto a buttarmi in questo mondo, nonostante possa vantare competenze nel campo dell’informatica, e del web in generale, che oscillano tra la scelta del titolo su word in caratteri cubitali e l’abile uso di “Ctrl+Alt+Canc” quando si blocca il computer.
Nell’ultimo periodo ho spesso condiviso le mie riflessioni su Instagram ma ultimamente il limite di 2500 caratteri iniziava a starmi un po’ stretto e così è nata l’idea del blog. Poi una giusta dose di coraggio ed un po’ di noia ed eccomi a scrivere su questa pagina che credo per il momento sia letta solo da amici e parenti stretti (grazie per il supporto, a buon rendere).
Probabilmente ha giocato molto la sua parte anche il senso di solitudine ed insicurezza che in questo periodo si è particolarmente accentuato, da quando nascondiamo i nostri sorrisi dietro a delle mascherine chirurgiche, senza aver conseguito nessuna laurea in medicina; e non so quanto sia corretto parlare di ansia ma sicuramente questi 22 anni sarebbero stati molto più facili da vivere senza una pandemia in corso.
Son crollate diverse sicurezze ed adesso è ancora più difficile rispondere al nostro istinto di sopravvivenza e trovare il nostro posto nel mondo, con i riflettori sempre accesi sul nostro futuro, di una società che nonostante tutto, non ha smesso di nutrire grandi aspettative per ciò che saremo e che faremo.
Noi però, per il momento passiamo le nostre giornate a fare ricerche su Google come “dolore ai piedi è sintomo Covid-19?”, per poi tornare sul sito dell’università a decifrare il protocollo pubblicato che detta le linee guida con cui si svolgerà quest’anno accademico.
Insomma qui stanno già partendo i Righeira ed io sto diventando grande ma la cosa non mi dispiacerebbe neanche troppo se solo avessi qualche certezza per il futuro ed è per questo che forse "Uno su mille ce la fa", del sempre giovane Gianni Morandi, mi sembra più adatta come personale colonna sonora per i titoli di coda di questa strana estate.
Ogni tanto penso che vorrei delle istruzioni per capire come vivere questo periodo di transizione tra l’adolescenze e l’età adulta. Vorrei un manuale ben fatto ma non a parole, bensì lo preferirei con i disegnini come quello dei mobili IKEA , perché a parole siamo bravi tutti, poi è la pratica che ci frega.
“Eh lo so che è difficile, fidati di me che ci sono già passato! Fai così..” , è il tipico consiglio non richiesto da parte di un qualsiasi conoscente che con presunzione di intelletto, vanta con sicurezza una conoscenza tale da poter dispensare consigli, magari conoscendo solo un 5% della mia vita.
In sostanza, per il momento navigo a vista ed affronto le difficoltà con la stessa capacità di improvvisazione di Barbara D’Urso che finge emozioni, durante i suoi eterni programmi, in presenza di opinionisti che chiedono la parola per commentare, nei momenti più inopportuni, questioni che non necessitano di particolare scienza per essere trattati.
Circa un anno fa, nei 2500 caratteri dei post di Instagram riuscii ad esporre la mia personalissima teoria del coprimaterasso che sinteticamente può essere spiegata come quel periodo della vita dove cerchi in tutti i modi di piegare bene quel lenzuolo con gli angoli ma alla fine i bordi non tornano mai, quindi l’unica soluzione è sistemarlo come viene perché poi dovrai piegare anche le altri parti della biancheria ed è inutile perdere troppo tempo con l’infernale telo dalle estremità elasticizzate, progettate da Satana in persona.
Ad oggi però, ho capito che se il coprimaterasso non lo piego bene, alla fine rimangono le pieghe, che a conti fatti non sono molto belle da vedere, e poi prende troppo posto nella mensola della biancheria del bagno. Allora l’unica soluzione, in mancanza di valide istruzioni, è rinunciare ad una bevuta di troppo il fine settimana con gli amici, rivalutare e seguire il consiglio non richiesto di un qualsiasi conoscente che parlando del coprimaterasso mi dice : “ Eh lo so che è difficile, fidati di me che ci sono già passato! Portalo in lavanderia”.
Nuove consapevolezze, rinunce, imparo a chiedere scusa al qualsiasi conoscente per non aver seguito prima il suo consiglio, metto "Uno su mille ce la fa" ad alto volume nelle cuffiette, indosso mascherina ed occhiali, vado in lavanderia con il mio coprimaterasso ed improvvisamente sono diventata grande, come gentilmente profetizzato dai Righeira. Tutto ciò che mi resta da fare poi, è raccontare questa banale riflessione su un blog che mi sono creata per cominciare a costruire le fondamenta di una vita difficile da immaginare e progettare anche per il più preparato opinionista di Barbara D’Urso.
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