SANREMO 2021




Siamo tutti d’accordo che Sanremo sia l’unica certezza di questo periodo?

Quest’anno la kermesse nazional popolare per eccellenza odora di disinfettante, ma non perde il suo fascino. Quest’anno non assisterò al festival della musica, sul divano dei miei nella mia comfort zone, quest’anno sono in zona rossa sul divano dei miei 33 mt quadri in affitto con a fianco la persona che risponde al nome di “mio fidanzato”.

Abbiamo entrambi la testa piena di pensieri e preoccupazioni e ci muoviamo tra il soggiorno e la camera, coordinati come in un’esibizione di tango per non pestare i nervosismi altrui. 

È tutto apparentemente perfetto ma inevitabilmente strano e forzato, ma ogni acrobazia di sopravvivenza a questa nuova quotidianità si interrompe con la sigla dell’Eurovision.

Rigorosi come durante l’inno, ci schieriamo in posizione di combattimento, pronti ad assistere a quattro ore di classicismi e cliché che, in fin dei conti, ci fanno stare bene.

Quest’anno Sanremo è placebo per ogni angoscia che arieggia nell’aria.

La cena è rimasta un po’ sullo stomaco, diamo la colpa alla nostra scarsa esperienza in cucina, ma in questi giorni il mal di pancia va a braccetto con la mascherina appesa all’ingresso vicino alle chiavi e non è colpa di ingredienti sbagliati o prodotti scaduti.

Ci incastriamo sul divano troppo piccolo per due persone, ma arriverà il giorno in cui anche noi avremo un bel sofà grande come quello dei nostri genitori che magari dovremmo pagare a rate ma sarà comunque figlio della nostra crescita.

Tutte le fantasie su un futuro che sembra ancora molto lontano, si interrompono con l’echeggiare nella stanza della voce del buon Amadeus.

Commentiamo gli outfit, la sceneggiatura, gli ospiti e i testi di Sanremo e tra una critica e l’altra ascoltiamo le canzoni in gara. Abbiamo 23 anni ma i commenti alla kermesse musicale non hanno età, siamo tutti autorizzanti a dire la nostra, perché alla fine Sanremo è proprio questo: il vero palcoscenico per il giudizio popolare dove ogni opinione conta ed è legittima.

Passano le ore ma non ci arrendiamo perché è un sacrilegio andare a dormire prima della fine del programma: è come pestare la bandiera o sbagliare l’inno, non si fa!

Fiorello e la bolognese De Angelis cantano Morandi ed inevitabilmente penso ai miei che quest’anno vedranno il festival con uno spazio vuoto sul divano. Da piccola per guardare la tv mi incastravo tra le gambe di mia madre ed il giorno in cui sono diventata troppo grande e mi sono dovuta spostare sul secondo divano del salotto, fino a quel giorno inutilizzato, è stato come andare in bicicletta senza ruotine, bello ma malinconico. 

Crescere è bello se non fosse che non c’è possibilità di scegliere la velocità dello scorrere del tempo ed ogni volta che mi accorgo che sto diventando grande senza neanche troppo impegno, parte inevitabilmente nella mia testa il riassunto dei momenti felici vissuti negli ultimi anni.

Mi rendo conto di essere diventata un po’ più grande quando controllo le scadenze in frigo, quando mi fermo a pensare quanto tempo è passato dall’ultima volta che ho lavato le tende, oppure quando vedo sui social le mie vecchie compagne di scuola diventare madri (forse un po’ troppo giovani)

Il giorno in cui ho tolto la tessera della discoteca di fiducia per far posto alla tessera fedeltà della farmacia sotto casa, forse ho capito che non sarei più tornata indietro. Anni ed anni di falsi corteggiamenti ai PR più inseriti nell’ambiente per avere il pezzo di plastica magico che ti consente di non puzzare di sudore e fumo ancora prima di varcare la soglia del luogo di perdizione. Tutto perso solo per non sprecare i punti e gli sconti sugli integratori a fine anno.

Talvolta la nostalgia mi spinge a sognare di entrare in farmacia, fare la fila con disinvoltura fingendo disinteresse per il luogo mentre guardo il telefono, per poi appoggiarmi con il gomito sul bancone, estrarre dal portafoglio la tessera del potere ed in carestia lessicale, pronunciando le parole con un vago accento nordico, per lasciar intendere una possibile raccomandazione dai piani alti, dire alla farmacista: “un biochetasi tonic ed un oki island con ghiaccio”.

Nei momenti di nostalgia più profonda, potrei anche tentare un retropassaggio di una pasticca di immodium da sciogliere sotto la lingua con la vecchietta in fila accanto, così, per sballarmi completamente al reparto cosmetici mentre la commessa pompa nelle casse della farmacia la pubblicità del polase.

Tutti viaggi mentali che mi fanno distrarre da Sanremo, ho lo sguardo perso nel vuoto e forse mi son persa la canzone che quest’anno vincerà.

La serata sta finendo, il mio fidanzato ha gli occhi rossi dal sonno ed io ho già pensato troppo alla mia infanzia e adolescenza.

Si spengono le luci del palco dell’Ariston ed anche noi come dei bravi soldati ci ritiriamo a letto e spegniamo i riflettori di questa strana narrazione che stiamo interpretando nell’attesa che arrivino tempi migliori.

Ci abbracciamo sotto le coperte e ci sforziamo di dormire per arrivare abbastanza riposati a domani sera, pronti ad incastraci di nuovo sul mio piccolo divano per guardare Sanremo, come di rito, mentre la mente viaggia tra ricordi e speranze.


Commenti

Posta un commento

Post più popolari