Che fretta c’era maledetta primavera!


 

 Prova costume ed altri problemi primaverili

Se a settembre nella mia mente risuonano incessantemente i Righeira, automaticamente a maggio parte  Loretta Goggi con i suoi capelli mossi, sul palco di Sanremo 1981 che canta “che fretta c’era maledetta primavera!”.

La mia testa però ogni anno mi ripropone un arrangiamento che tendenzialmente si discosta dall’originale versione romantica, optando per un arrangiamento del brano più realistico legato ai problemi di questa stagione, preludio dell’estate.

Nella pole position dei disagi primaverili abbiamo l’allergia che di questi tempi è comoda come una svastica disegnata in fronte, durante le celebrazioni del 25 aprile. Il polline è sempre puntuale ed arriva arrogantemente per ricordarti che i fiori stanno sbocciando, il caldo sta arrivando, il cambio di stagione incombe ed anche quest’anno la dieta per la prova costume, è stata rimandata troppe volte.

Ecco quindi che si presenta il secondo problema al sapore di primula: la forma fisica che raramente, nel mio caso, si avvicina al progetto preventivato a gennaio.

Nonostante quest’anno abbia ricevuto la chiamata spirituale di Jill Cooper che mi ha spinta a comprare dei demoniaci elastici per allenarmi a casa, ad oggi devo appurare l’esistenza di pochi – pochissimi - ma presenti, chili di troppo. 

Ed è con questa constatazione che va analizzata una controversa questione che di seguito cercherò di esporre: dentro di me coesistono due anime, una governata dall’apertura mentale dell’intera redazione di Freeda (progetto editoriale femminista) ed un’altra vittima della malefica progettazione degli specchi dei camerini di Zara (bestie di satana moderne).

Ogni anno queste due anime, si aggrediscono come due vicini di casa durante la riunione di condominio ed io, che in questa utopica narrazione vesto i difficili panni dell’amministratore, mi dispero cercando compromessi, ripetendomi frasi tipo: “non sei la Chiara Biasi della situazione è vero ma chi ha deciso che lei debba essere l’emblema della giusta forma fisica? Potevi forse evitare di ordinare su Just Eat tutti i fine settimana ma non è colpa tua se quest’anno va di moda un modello di costume che se indossato con qualche chilo di troppo, regala un indesiderato effetto culatello appeso!”


Va detto che io ho sempre odiato dover misurare il mio corpo in base a taglie, mode o standard socialmente condivisi. L’astioso rapporto con il mio fisico ha sempre avuto natura esterna ed emerge solo con l’arrivo del caldo che mi obbliga ad alleggerire i mie outfit oppure quando devo confrontarmi con qualcuna più alta, magra, slanciata e snella di me. La mattina non mi urlo allo specchio “ammazza che gnocca!” ma neanche mi preoccupo troppo delle irregolarità presenti sulle mie gambe, del mio collo del piede scarsamente segnato oppure della pancia raramente piatta. Negli anni ho imparato ad accettarmi ma non sono mai mancate le occasioni in cui qualcosa o qualcuno, ha sentito fortemente necessario farmi presente che nella vita potrei essere più magra o più alta di come sono.

Per chi non lo sapesse io sfioro il metro e cinquantacinque solo se mi lascio i capelli mossi e ASOS mi suggerisce sempre di acquistare una S eppure  l’unica cosa che posso comprare da Brandy Melville sono le spillette esposte vicino alla cassa (per dovere di cronaca, non riesco a spiegarmi come un negozio dove le taglie vanno dalla XXS alla M, possa essere legale).

Alle foto di classe mi sono sempre riservata un posto nelle prime file per non essere sommersa dal resto dei compagni di classe e con i pezzi di stoffa che tolgo sempre ai pantaloni per accorciarli, potrei confezionare delle fantastiche minigonne per neonate. Il mio fisico è stato giudicato scarsamente sufficiente in base ai criteri ministeriali durante la mia carriera scolastica ed ho sempre detestato il silenzioso confronto nello spogliatoio della scuola prima del’ora di educazione fisica perché raramente il mio slancio di gamba riusciva a competere con quello delle mie compagne.

Nonostante questo sono sopravvissuta anche se non sono mancate le occasioni in cui la mia autostima ha subito i perfidi colpi dell’ignoranza. Per citare un episodio su tanti, devo tornare indietro di qualche anno durante una cena di compleanno in cui un’amica (diventata poi semplice conoscente dopo quella serata) a metà pasto esordì con: “Tu sei celiaca eppure non sei magra! Vedi che non basta togliere il glutine per dimagrire” un’affermazione scientificamente corretta ma che suscitò in me un impellente bisogno di augurarle il peggio invitandola a finire la serata a fanculo, invece che in discoteca con il resto della comitiva.

Dopo questa breve scarrellata di amare constatazioni comunque non ne esco troppo demoralizzata, perché fortunatamente nella vita non ambisco a far carriera sfilando nella studio di Uomini e Donne per poi vendere tisane drenanti su Instagram. Ormai ho deciso di lavorare affinché il mio corpo diventi il semplice involucro di una persona degna del mio posto sulla terra, onesta, educata, altruista e con la fedina penale pulita ed è per questo motivo che non ho messo le mani addosso alla scienziata che mi ha fatto presente che togliere il glutine non fa dimagrire.

 

Ed a questo punto, appurato il fatto che anche questa’anno mi cimenterò nella prova costume a settembre con i rimandati, è necessario dedicare le ultime righe di questo sfogo non richiesto, che ha subito una digressione troppo lunga, all’ultimo problema primaverile: il risveglio dal letargo che quest’anno è più difficile del previsto.

Con l’arrivo del polline, del caldo, e del costume modello culatello, arriva anche la sessione estiva che mal si concilia con la golden hour ed il dovere di celebrarla con uno spritz in mano. Pallidi ed assetati anche quest’anno, i giovani italiani a maggio sono chiamati ad onorare l’ora dell’aperitivo affrontando la trincea del bancone del bar, scordandosi della vera battaglia che in questo periodo riemerge dalle ceneri: quella universitaria.

L’aperitivo, oltre a non essere contemplato in nessuna dieta, toglie tempo prezioso allo studio, eppure è una tentazione forte ed irrinunciabile come quella dei tedeschi in vacanza di ordinare il cappuccino alla fine del pranzo: sanno perfettamente che è scorretto ma non resistono al desiderio di far bestemmiare tra i denti un cameriere italiano mentre monta il latte alle 2 del pomeriggio.

Non resta quindi che anche quest’anno accettare la situazione e salire sul palco con Loretta Goggi e perdere la voce urlando: “che fretta c’era maledetta primavera, io la ritenzione idrica non me la meritavo, accidenti alla voglia di fritto giornaliera!” con in una mano uno spritz e nell’altra la tisana drenante acquistata grazie al codice sconto dell’ultima influencer appena uscita da Uomini e donne, indossando ovviamente con fierezza il costume modello culatello, senza aver paura della spietata concorrenza delle contemporanee adolescenti nate sotto il segno del metabolismo veloce.

 


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