MI RICORDO MONTAGNE VERDI


 "Ehi Alexa riproduci Montagne Verdi di Marcella Bella”

Tiro fuori la valigia dei lunghi viaggi dalla cabina armadio e sulle note dell’indimenticabile successo del ’72, l’estate comincia, perché secondo me le vacanze iniziano già dall’organizzazione del viaggio. 

La valigia della partenza è sempre più ordinata e vanta un’organizzazione logica migliore di quella del ritorno. 

Ci sono due tecniche per avere la valigia perfetta: quella “a lasagna” (semplice stratificazione con le cose meno utili sul fondo) oppure la tecnica "dello schedario" (allego foto per praticità) 

 


Io, che modestamente vanto delle paranoie invidiabili, prediligo la seconda tecnica che perfeziono disponendo i vestiti  anche in ordine cromatico. 

 

Con la sistemazione delle mutande e dei calzini nei buchi vuoti della valigia, finisce anche la playlist “cantautorato italiano” di Amazon Music ed io sono pronta a tornare nelle mie montagne verdi, dove ho corso da bambina. 

Ormai da 5 anni tornare a casa, significa andare in vacanza e per questo mi sento profondamente fortunata. Insomma, senza essere troppo campanilistica, il mare e le montagne della Toscana d’estate sono molto meglio dell’idroscalo di Milano o della piscina comunale di San Lazzaro vicino Bologna. 

Durante il viaggio, di solito, passo il tempo scrivendo a quei pochi ma selezionati amici con cui mantengo i rapporti nonostante la distanza, per annunciare il mio ritorno in patria ma più passano gli anni e più diventa difficile restare in contatto con quelle persone con cui durante gli anni della adolescenza ho condiviso i ricordi più belli. Ogni volta che rivedo gli amici del liceo mi sento come Romina Power che canta Felicità con Albano durante la réunion a Sanremo 2020: canzone stupenda, lei ancora affascinante ma tutto troppo nostalgico. 

 

 

D’estate poi mi interrogo sempre sul significato di amicizia e su quali siano i parametri per misurarne la forza del legame nel tempo, e dopo lunghe e profonde riflessioni, sono arrivata alla conclusione che i veri amici sono quelli che ti tengono il posto a tavola quando arrivi tardi ad un compleanno. Non c’è dimostrazione di affetto più pura che occupare un posto in più per quell’amica un po’ ritardataria ma indispensabile per sopravvivere alle “pizzate”*. 

 

* “Pizzate”: voce del verbo agonia, anche conosciuta come occasione di ritrovo tra amici dove la persona celiaca (in questo caso la sottoscritta) o mangia un’ora prima degli altri oppure potrà sperare di vedere qualcosa di commestibile nel proprio piatto con l’arrivo della torta ed alla fine sarà costretta a pagare “alla romana” nonostante abbia mangiato un decimo degli altri ed al posto del pane abbia ricevuto del polistirolo commestibile, anche chiamato “gallette di riso”. 

 

Tornare a casa per un fuori sede, o per qualsiasi figliol prodigo che vive lontano dai genitori, è come sentire l’odore di soffritto all’estero: un’emozione che coinvolge tutti i sensi e  scaturisce una gioia incontrollata che ti porta ad essere felice per fino per il riconoscimento automatico dell’iPhone del Wi-Fi, una volta varcata la soglia di casa. 

  


 

La pizza della mamma, le lenzuola che profumano di infanzia ed il pigiama con il quale da piccola ho combattuto la varicella, la mononucleosi e la febbre di stagione, mi portano indietro nel tempo ma allo stesso momento mi fanno capire che sono cresciuta solo anagraficamente ma non in altezza, perché il pigiama di quando avevo 15 anni non è diventato corto ma al massimo stretto sui fianchi. 

 

Quando torno dai miei capita di andare a fare la spesa al supermercato di fiducia o nei piccoli negozi di paese dove ti riconoscono quando entri, facendoti sentire un cliente speciale. Ovviamente quando sono con mia madre il riconoscimento è immediato, mentre se sono sola capita di dovermi palesare con il classico “sono la figlia di Loredana”, motivo per cui ho serie intenzioni di chiedere i diritti d’autore al Loredana Bertè per il suo pezzo Figlia di.. ( https://youtu.be/yhYAo1mg-9w ). 

 

In certe situazioni può anche capitare di rincontrare vecchi compagni di classe cresciuti con una vita da raccontare. Il trauma più grande può essere quello di imbattersi in una compagna di banco delle medie con un bambino nel passeggino: la speranza, è sempre quella di scoprire che sta lavorando come Baby sitter ma è più facile che quel bambino sia suo figlio ed a quel punto non sai più se lei è diventata mamma troppo presto o se tu sei in ritardo sui tempi e, tutto questo ragionamento, puntualmente mi occupa la mente mentre vago sperduta tra le corsie del piccolo supermercato di paese, dove ancora a distanza di anni, non riesco a trovare le uova. 

 

Insomma, tornare a casa, è sempre bello, soprattutto quando diventa un piacere e non più solo un obbligo. Sono le vacanze migliori a costo zero se non fosse per la nostalgia e la consapevolezza di ricordi del passato che non potrai più rivivere e allora inevitabilmente ti rendi conto che gli anni migliori probabilmente sono passati e tu non te li sei goduti abbastanza. 

 

“Alexa fai partire Nostalgia Canaglia di Albano e Romina, grazie”

 

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