Una zia di nome Drusilla Foer


Partiamo con ordine: 

spero possiate perdonare la mia assenza su questi schermi ma in questi mesi ho dovuto concentrare tutto il mio amore per la scrittura per finire la tesi e portarmi a casa una laurea. Gennaio è stato un mese di grande apprensione e sapere che il grande Mattarella voleva abbandonarci, lasciando il posto al grande cavaliere milanese, non ha migliorato la situazione. 

Per fortuna, unti dalla benedizione presidenziale di Sergio siamo arrivati dritti dritti alla prima settimana di febbraio, in cui hanno avuto luogo due irripetibili eventi: Sanremo e la mia laurea, entrambi pieni di fiori ed in eurovisione (mi sono laureata da remoto e mi hanno seguito anche da Cipro, quindi mi sento sufficientemente autorizzata a paragonarmi al festival della canzone italiana).


La sera del 4 febbraio avevo ancora l’odore dell’alloro nei capelli ma non ho mancato l’appuntamento con la serata delle cover, armata di Twitter per commentare senza pietà. A seguire qualche esempio della mia passione per i tweet.


 

Ormai, però, i giorni son passati e Sanremo è finito da un po’: la canzone di Blanco e Mahmood, forse, ci sta già annoiando e stiamo già iniziando a fremere per l’Eurovision (motivo per cui sto ascoltando in loop questa canzone), annusando il vento di primavera, pronti a pianificare aperitivi all’aperto con amici e parenti (da pubblicare rigorosamente sui social con la canzone di Dargen D’Amico come colonna sonora). 

Quindi, è inutile sprecare parole per commentare la kermesse sanremese ma qualcosa su cui vale ancora la pena riflettere, forse c’è: quest’anno abbiamo sicuramente potuto apprezzare un fattore che ha tolto un po’ di polvere dal vecchio palco della competizione canora nazional popolare. Sembra ieri quando Amadeus, riferendosi a Francesca Sofia Novello, ha parlato di “una donna che sa stare sempre un passo indietro” rispetto al suo compagno (che ricordi!), mostrandoci come la lotta agli atavismi culturali si combatte sul campo di battaglia della comunicazione. Sanremo 2022 invece ci ha regalato speranza ed il progresso ha conquistato il palco con lunghe falcate e, facendo riflettere sui suoi capelli bianchi tutte le luci del teatro, a botte di cultura ed ironia ha spezzato la voce dei tradizionalisti che temevano una valletta “en travestì”. La sua presenza a Sanremo doveva essere motivo di scandalo ma oggi l’unica cosa che può far clamore è scoprire che qualcuno possa non aver gradito la sua presenza sugli schermi della tv nazionale. 


Io, senza dubbio, ho rinnovato la mia passione per Drusilla Foer e sono sempre più convinta che la vorrei trovare ogni domenica al pranzo di famiglia per chiamarla “zia Drusi” - a patto che lei possa accettare dei nomignoli - e chiederle consigli per la mia vita amorosa.
 
Qualora qualcuno non la conoscesse ancora, ve la presento brevemente: all’anagrafe la trovate come Gianluca Gori ma questo è decisamente poco utile per parlare di lei, perché ormai Drusilla Foer è un personaggio che vive di vita propria e ci fa sognare in un futuro migliore. Ha più volte raccontato di essere figlia di un diplomatico, nata a Siena ma che ha passato la sua infanzia a Cuba, in America e tanti altri posti in giro per il mondo. La sua dialettica ed il suo portamento confermano le sue nobili origini ma l’empatia, che la contraddistingue, rompe qualsiasi possibile distinzione sociale. Prima di arrivare sul palco di Sanremo si è fatta conoscere a teatro (recentemente in tour con il suo spettacolo "Eleganzissima"), in tv, nello show collaterale a XFactor (StraFactor), ma soprattutto con il film Magnifica Presenza di Ferzan Ozpetek (motivo principale per cui sono venuta a conoscenza di questa donna magnetica). Ha anche frequentato i salotti televisivi di Maurizio Costanzo e Piero Chiambretti ma, come ha dichiarato in una recente intervista, preferisce essere definita come una “donna da cucina”, perché solo cucinando e mangiando ci si può esprimere con sincerità. 

Insomma, credo che queste informazioni siano sufficienti per descrivere chi è madame Foer. 
Adesso veniamo al motivo per cui sto cercando di ricostruire un’utopica parentela con lei, per cercare di invitarla a casa almeno per il prossimo Natale. 

Primo motivo: con il suo monologo a Sanremo (non l'hai ancora visto? clicca qui per vederlo) ha rispolverato il ruolo educativo di mamma Rai, insegnando agli italiani il valore delle parole e l’importanza dell’ascolto, non solo degli altri ma anche di noi stessi. 
Quante volte avrei voluto non essere connotata con una o poche parole (“la celiaca”, “quella che mangia diverso”, “quella bassa”, “nana”, “piccoletta” ecc ecc). Frasi che di fatto erano attinenti alla realtà ma che venivano pronunciate dalle persone sbagliate e con un atteggiamento totalmente opposto alla mia educazione che mi impediva di trovare gli strumenti giusti per rispondere a qualcuno che si era rivolto a me manifestando solo scarsi contenuti intellettuali e civili. Erano parole taglienti che generavano emorragie emotive incontrollabili che hanno lasciato cicatrici che, però, osservo con orgoglio, quando penso dove sono arrivata nonostante qualcuno non sia riuscito a vedere in me nient’altro che il mio aspetto, la mia malattia e le mie difficoltà. 
In un certo senso, proprio come ha detto Drusilla, ho imparato ad ascoltare gli altri per capire da chi prendere ispirazione, a quali argomenti appassionarmi e quali voci seguire per arricchire la mia cultura e, al contrario, quali persone ignorare per non infliggermi dolore inutile. Ho anche imparato ad ascoltare me stessa per nutrire i miei desideri e sicuramente questo blog è l’esempio più lampante della consapevole passione per la scrittura che, timidamente, ho ben tenuto nascosta per anni, temendo che qualcuno potesse accusarmi di egocentrismo o narcisismo. Ad oggi sono convinta però che raccontarsi, in questa società sempre più individualizzata, sia l’arma migliore per combattere la solitudine, aprendo la porta a valori ormai rari, come la condivisione, l’altruismo e l’empatia. 
 
Passiamo al secondo motivo per cui sto ricostruendo il mio albero genealogico (soprattutto per quanto riguarda il ramo di famiglia toscano), cercando parenti che facciano di cognome Gori. 
Come ben potete immaginare, insieme alla laurea è arrivata anche lo status di disoccupata, motivo per cui adesso, tra l’invio di un curriculum e l’altro, ho anche un sacco di tempo per seguire tutti i miei amati programmi trash e strappalacrime, proprio come VerissimoDomenica scorsa, tra gli ospiti dall’amabile Toffanin, c’era proprio la protagonista di questo pezzo (link per vedere l'intervista) che ha mostrato tutta la sua umanità, commovendosi mentre raccontava la storia con il suo ultimo amore, venuto a mancare prima del suo successo. La sincerità delle sue lacrime ha anche trovato conferma in una piccola defaiance grammaticale che ha portato Drusilla, per una frazione di secondo, a parlare di lei al maschile, dandoci un assaggio della sua realtà che, alla fine, si muove tra le stesse emozioni che noi comuni mortali proviamo: gioia, passione, euforia ma anche sofferenza e mancanza, soprattutto se si pensa alle persone che ci hanno donato amore ed affettività ma che oggi non ci sono più.


L’apice della mia stima per questa donna però l’ho raggiunto quando la moglie di Pier Silvio Berlusconi (che per poco non si è ritrovata ad andare la domenica al Quirinale con le pastarelle per salutare il suocero che ambiva a diventare Presidente della Repubblica) ha rivolto alla sua ospite la seguente domanda: 
che cosa rispondi a chi dice che dietro una grande donna come te, in realtà, c’è un grande uomo?”. 
L’allusione era esplicita e faceva riferimento all’uomo che veste i panni della nobildonna toscana portandola in scena a teatro, al cinema ed in tv.
Drusilla ha riposto così (riporto fedelmente le sue parole): 

dietro ogni persona c’è una grande donna o un grande uomo. 
Non mi riferisco ai compagni, mi riferisco alla propria parte femminile e alla propria parte maschile. Dietro ognuno di noi c’è una parte maschile che magari ha delle caratteristiche peculiari espresse in una donna o magari un uomo può avere delle caratteristiche femminili che lo delineano in modo più completo. Sarebbe bello far pace ed aver coscienza con la nostra parte maschile e la nostra parte femminile. […] 
Dietro l’anima di ogni persona ci sono sempre un sacco di persone”. 

Ecco, secondo me, Drusilla Foer (per i più pignoli, Gianluca Gori) è sicuramente l’esempio migliore, in questo momento storico, su cui l’opinione pubblica potesse accendere i riflettori, per mostrare che nessuno è diverso, siamo tutti unici e la vera abilità è far pace con noi stessi per vivere bene con gli altri. 
E voi? Avete fatto pace con la vostra parte nascosta? State portando rispetto a chi quotidianamente fa i conti con fragilità ed unicità che non tutti riescono a capire e valorizzare? 
Ma soprattutto, siete parenti di Drusilla Foer? Sapete per caso se ha impegni a Natale? 
Drusilla sappi che mia madre cucina divinamente ed ho una canina di nome Matilde che sarebbe felicissima di mostrarti come è brava a sedersi e dare la zampa. Pensaci ti prego, c’è tempo!


PS. Se ti piacciono i miei pezzi e non vuoi perdere gli aggiornamenti del blog, iscriviti alla newsletter targata camillastaicalma! Per farlo clicca qui, oppure scrivimi in direct su instagram.

Commenti

Post più popolari