Valencia senza glutine.
Uno dei miei film preferiti è senza dubbio il Ciclone e subito dopo aver prenotato un viaggio di quattro giorni a Valencia ho pensato alla famosa scena di Levante davanti al campo di girasoli che urla: “Gino! Domani vo’ in Spagna!” ed il nonno (con la voce di Mario Monicelli) risponde semplicemente: “Olè!”
E se Pieraccioni fosse stato celiaco?
Bhe, a Valencia non si sarebbe trovato male ma, dato che nel curriculum (che da qualche mese sto inviando a tutto spiano per trovare lavoro) ho scritto – testuali parole – "appassionata di viaggi e blogger di guide senza glutine", ecco qualche consiglio per visitare la terza città, per ordine di grandezza, della Spagna e mangiare sin gluten.
Qualche premessa:
io in realtà ho visitato la città per tre giorni perché sono atterrata a Valencia venerdì sera dopo e cena e sono ripartita martedì mattina molto presto. Quindi, questo post si basa su una approfondita ricerca di locali informati sul senza glutine prima di partire, 3 pranzi e 3 cene in giro per la città.
Partiamo dalla colazione:
se cercate “forno e pasticcerie senza glutine Valencia” su Google, tra i primi risultati ci saranno sicuramente:
- Baking Free, nel quartiere Benicalap, a nord del centro (circa 25 min a piedi)
Sempre a proposito di colazione, vi segnalo inoltre che all’interno dell’aeroporto è presente un punto Starbucks in cui ho mangiato un muffin buonissimo prima di ripartire per l’Italia, con una vista molto instagrammabile sulle piste degli aerei.
Passiamo al pranzo:
se siete in centro, a pochissimi passi da molte delle attrazioni principali della città, c’è:
- La Moma, un ristorante moderno (ho apprezzato moltissimo l’arredamento, perché Alessandro Borghese ci insegna che anche la location conta) con diverse opzioni senza glutine, tra cui una buonissima ed abbondante paella valenciana. Se il vostro mood della vacanza è il risparmio, probabilmente questo posto non fa per voi ma vi assicuro che il rapporto qualità-prezzo è veramente onesto.
Se invece avete voglia di tapas, nella stessa zona c’è Sagardi. Anche in questo caso si sono presentati molto disponibili e organizzati ma, per lo stesso motivo del ristorante precedente, non ho avuto modo di provare la loro cucina.
Ma Valencia è una città ricca di attrazioni anche fuori dal centro, quindi, se siete alla Ciudad de las Artes y la Ciencias (bellissima), sappiate che all’interno dell’Oceanogràfic c’è:
- Autoservicio la Lonja (proprio davanti all’arena dove si esibiscono i delfini) dove potrete trovare qualche opzione senza glutine anche se dobbiamo stare attenti alla contaminazione e scegliere con attenzione piatti che non siano esposti o preparati insieme a pietanze “velenose” per i celiaci.
Avete voglia di passare una mattinata al mare?
Lungo il Paseo Neptuno, vicino alla zona portuale della città, ci sono diversi locali che nel menù mostrano la lista degli allergeni ed è facile trovare piatti naturalmente privi di glutine. Io personalmente ho provato:
- Las Carabelas, un ristorante molto semplice con dei prezzi accettabili per la media dei locali della zona.
Lungo il Paseo Neptuno, vicino alla zona portuale della città, ci sono diversi locali che nel menù mostrano la lista degli allergeni ed è facile trovare piatti naturalmente privi di glutine. Io personalmente ho provato:
- Las Carabelas, un ristorante molto semplice con dei prezzi accettabili per la media dei locali della zona.
Se invece avete voglia di qualcosa di veloce o d’asporto, tra il mercato di Colon (un posto che merita di essere visitato in cui bere una tipica Horchata* Valenciana da Casa Orxata)
e la stazione, c’è Mi Lugar Celiaco che non lascia dubbi sul target di riferimento del locale (sfortunatamente non sono riuscita a provarlo).
*nonostante il nome possa ingannare, si tratta di una bevanda naturalmente priva di glutine e lattosio
Inoltre, fuori dal centro, nel quartiere Camins al Grau, c’è El Mirale: locale totalmente senza glutine, consigliato per le tapas che avrei voluto sicuramente visitare se ci fosse stato più tempo.
Dove cenare?
Partiamo da un ristorante in pieno centro che meriterebbe un articolo a parte per essere decantato:
- LALOLA, ristorante in cui il celiaco ha la precedenza, per cui - mi è stato spiegato - che in cucina entrano solo alimenti senza glutine (il pane tradizionale, ad esempio, viene sporzionato in un luogo a parte lontano dalla cucina).
*nonostante il nome possa ingannare, si tratta di una bevanda naturalmente priva di glutine e lattosio
Inoltre, fuori dal centro, nel quartiere Camins al Grau, c’è El Mirale: locale totalmente senza glutine, consigliato per le tapas che avrei voluto sicuramente visitare se ci fosse stato più tempo.
Dove cenare?
Partiamo da un ristorante in pieno centro che meriterebbe un articolo a parte per essere decantato:
- LALOLA, ristorante in cui il celiaco ha la precedenza, per cui - mi è stato spiegato - che in cucina entrano solo alimenti senza glutine (il pane tradizionale, ad esempio, viene sporzionato in un luogo a parte lontano dalla cucina).
- Restaurante Yuso, un locale con pochissime pretese, famoso per la paella proposta in diverse variati.
Una precisazione:
in generale è stato molto facile capire cosa fosse senza glutine e cosa no, nei vari ristoranti in cui ho detto di essere celiaca, perché in quasi tutti i locali viene messa a disposizione del cliente una precisissima lista degli allergeni ed il personale si è sempre mostrato disponibile a chiarimenti circa le modalità di preparazione dei vari piatti. Fortunatamente poi, la Paella (facile da trovare nei ristoranti come una carbonara a Roma) è naturalmente priva di glutine e questo fa si che anche chi è celiaco possa provare il piatto tipico spagnolo ma soprattutto Valenciano.
Posso spezzare una lancia a favore dei nostri cugini spagnoli? Nonostante abbiano quasi vinto l’Eurovision con una canzone molto opinabile, la disponibilità e gentilezza dei camerieri (ma in generale delle persone) mi ha stupita molto e va detto che quando, in alcuni locali (se non sbaglio solo due), mi è stato detto che non avevano nulla di senza glutine, erano visibilmente dispiaciuti, lasciando trasparire una preparazione sufficiente sulla tematica celiachia che raramente mi ha fatto sentire a disagio.
A questo punto deduco che per lavorare nel settore della ristorazione spagnola, oltre che l’HACCP venga richiesta anche una naturale propensione all’empatia.
Amici ristoratori italiani non vi offendete ma quando trovo una pizza margherita a 10 euro (a volte anche 12) penso sempre che il glutine l’abbiate tolto particella per particella, con delle pinzette da estetista, altrimenti il costo non si spiega. Capisco il prezzo della materia prima e la difficile organizzazione nella gestione della contaminazione ma in alcuni casi la celiachia viene trattata come un business con cui fare soldi, mascherato da gentile servizio per chi ha una malattia cronica. Insomma, in Spagna non ho mai avuto l’impressione di essere trattata come “diversa” o come fattore di guadagno.
*(acronimo di Hazard Analysis and Critical Control Points, ovvero un insieme di procedure che l'azienda ha l'obbligo di rispettare in ogni fase del trattamento del cibo dalla produzione primaria alla distribuzione)
Olè!
ps.Come i grandi professionisti (che non sono ma lasciatemi sognare), concedetemi qualche ringraziamento:
questa vacanza è frutto di una regalo per la laurea, sia mia che del mio fidanzato, da parte di sua nonna. Quindi grazie Nonna Vittoria per averci fatto scoprire una città veramente bella, storica e all’avanguardia allo stesso tempo.
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